Millet appartiene alla scuola realista, ed i suoi disegni ed opere si concentrano esclusivamente sugli aspetti e le immagini della vita quotidiana rurale tipica dell’Europa Settentrionale. Questa differenziazione lo ha reso uno dei precursori ed esponenti del naturalismo francese. Tale predilezione a questi ambienti si deve in gran parte alle sue origini: Millet proviene infatti da una famiglia contadina della Normandia, e spese gran parte della sua gioventù a lavorare nei campi di famiglia. Questo spiega in gran parte la sua propensione alla raffigurazione artistica della vita contadina, e proporre questo modello di vita al pubblico come fonte di valori umani. Millet raffigura i contadini francesi come figure di trascendente ed elevata nobiltà, illustrando il loro umile lavoro. Tale scelta era più legata ad un’empatia dell’artista piuttosto che a scopi politici.

Nel 1814, Jean-François Millet nacque in un piccolo villaggio della Normandia da una famiglia di contadini. Le sue origini rurali però non impedirono al giovane Millet di perseguire degli studi che nel 1833 lo portarono allo studio della pittura sotto gli insegnamenti di un ritrattista locale. Tra il lavoro nei campi, e gli studi d’arte, il giovane Millet perfezionò le sue abilità artistiche evidenziano un talento non comune, tanto che nel 1837, vinse una borsa di studio.

Millet si trasferì quindi a Parigi, per frequentare la Scuola delle Belle Arti (École des Beaux-Arts) sotto gli insegnamenti del pittore Paul Delaroche. Nel 1839 provò la strada del successo, mostrando le sue opere al Salon del 1839, ma sfortunatamente non ebbe alcun seguito. Il pittore continuò umilmente la sua attività artistica, ritornando in Normandia, a Cherbourg, un piccolo centro sulla costa, e svolgendo ritratti su commissione che gli permettevano di sostentarsi anche se con molta difficoltà. Fu in questa cittadina che anni più tardi, nel 1846, Millet ebbe modo di conoscere altri artisti come Théodore Rousseau, Troyon, Diaz e Jaque. Questo gruppo di artisti formò la scuola di Barbizon.

Incoraggiato da questi altri artisti, Millet ricominciò ad esplorare la pittura realista, sviluppando un proprio stile incentrato sul paesaggio rurale che lo circondava. In particolare, la sua attenzione e sensibilità si pose sulla vita contadina, in quegli eventi che contrassegnavano l’attività nei campi e nelle persone che le svolgevano. Con questo nuovo stile, realizzò tutta una nuova serie di opere, che furono riproposte al Salon. Il suo stile naturalistico e rurale, fu da una parte criticato dai tradizionalisti, che non vedevano di buon occhio la rappresentazione di persone umili nella visione idealistica dell’essere umano. Da un’altra parte del pubblico, in particolare da persone di sinistra, fu acclamato proprio per aver aperto una finestra su un mondo fino ad allora trascurato.

Tra le opere di Millet, quella che esprime di più il suo stile, è molto probabilmente Le spigolatrici (1857). Questo quadro raffigura tre contadine che dopo la mietitura raccolgono il grano caduto che è sfuggito alla raccolta. Quindi è chiaro che il ruolo sociale delle tre donne è molto basso. Ma il quadro di Millet mostra completamente l’opposto. L’effetto di luce che dall’alto illumina le tre donne, ne schiarisce le figure. I colori pastello tenui e delicati ne ammorbidiscono i tratti e le rendono figure delicate, quasi nobili, perfettamente in sintonia con l’ambiente circostante.

E’ proprio questa nobiltà contadina, espressa dalle opere di Millet che contrasta fortemente con i suoi colleghi contemporanei, che anche se realisti, rappresentano nelle loro opere nei salotti delle famiglie aristocratiche. Ed è tale caratteristica che diede vita al naturalismo francese, una corrente che si distaccò dal realismo proprio per le scelte tematiche e le rappresentazioni della vita quotidiana della maggior parte della popolazione francese dell’Ottocento: campagne, boschi, campi agricoli, vendemmie, contadini e la vita rurale.

Ma la natura stilistica di Millet non si ferma a nobilitare l’attività agricola ma anche ad aggiungere aspetti mitologici e metafisici, eliminandone gli aspetti romantici e classici. Un’opera di questo genere è la Morte ed il Taglialegna (1858). In questo dipinto Millet vuole rappresentare l’arrivo della morte, vestita di bianco, per un taglialegna. Quest’ultimo viene rappresentato nell’atto di resistenza e fuga da tale destino.

Purtroppo Millet, nonostante gli apprezzamenti, non riuscì mai a raggiungere il successo in vita. Unico riconoscimento a livello nazionale fu la nomina a cavaliere della Legion d’Onore, nel 1868. Nel 1875 muore a Barbizan a sessant’anni. Le sue opere furono valutate solo anni dopo la sua morte, rendendolo famoso al mondo intero e divenendo uno dei più importanti esponenti del naturalismo francese. L’artista rimase povero per tutta la sua vita, vivendo una vita umile e semplice come il mondo agricolo normanno in cui viveva.

Altro importante fattore a cui dobbiamo tanto a Millet, è che i luoghi da lui scelti, le campagne della Normandia, con i loro colori, furono l’ambiente di ispirazione di tanti artisti dell’impressionismo, tra cui Monet, Pissarro ed in seguito anche Van Gogh. Un’opera di Millet che si ritrova molto in questa nuova ottica impressionistica la troviamo nei Cliffs of Gréville (1971), ma soprattutto la tipica pennellata alla Van Gogh in Noonday Rest(1866).
