Tra i pittori toscani dell’Ottocento, definiti Macchiaioli, vi è Telemaco Signorini, un pittore che è riuscito ad imprigionare nelle sue opere le immagini di un’epoca: quella rurale della campagna toscana nei primi anni dell’Unità d’Italia.

Telemaco Signorini nacque il 18 agosto 1835 a Firenze, e fu figlio d’arte. Suo padre, Giovanni Signorini, era infatti uno stimato pittore al servizio del granduca di Toscana Leopoldo II. Fu quindi fin da bambino incoraggiato nell’arte del disegno e della pittura. Grazie all’attività paterna, è infatti a lui concesso vedere le pitture olandesi e fiamminghe delle collezioni private fiorentine con l’opportunità di copiarne i paesaggi ivi rappresentati.

Fu quindi questa la principale influenza che segnò la scelta dei soggetti ritratti da Signorini per tutta la sua vita. Il paesaggio rimane il suo soggetto preferito, innovandone però l’aspetto con la sottile aggiunta di una particolare predilezione per tutto ciò che caratterizza il tipico ed il locale.

Nonostante un primo tentativo di studi classici, Telemaco Signorini preferì rimanere nel mondo dell’arte pittorica, che grazie al padre, ne apprese facilmente le basi. Nel 1852, si iscrisse all’Accademia di Belle Arti, ma comunque le rigidezze accademiche, i soggetti e gli stili imposti non si addicevano alla sua idea di arte, ma, pur continuando gli studi artistici, preferì esercitare l’arte all’aria aperta, nella piena libertà espressiva.

Passa infatti tutta la gioventù ad esercitarsi nella pittura di paesaggi, sfruttando la bellezza locale della campagna toscana. Già in questa età riesce a carpirne gli aspetti storici, rurali, tipici dell’età in cui sta vivendo e riportarli nelle sue pittore. Importanti in questo periodo le scampagnate pittoriche insieme ai suoi amici pittori Odoardo Borrani e Vincenzo Cabianca, che diveranno anche loro altri due grandi esponenti del movimento dei macchiaioli.

Infatti, Telemaco Signorini, come molti altri giovani pittori fu un assiduo frequentatore del Caffè Michelangiolo di Firenze. Entra così a far parte dei macchiaioli, sposando interamente la tecnica della macchia nelle sue pitture. Tutte le sue opere sono caratterizzate da un assemblaggio di toni, che ne rispecchiano la luminosità del paesaggio rappresentato senza fare più uso di elaborazioni di chiaro-scuro, tipiche delle pitture precedenti.

Si ha quindi una pittura ancora paesaggistica, tipica di tutto l’Ottocento, ma con una forma nuova, dove i colori e la loro posizione caratterizzano il soggetto, le sue luci e la sua prospettiva. Non ci sono più ombre e luci sviluppate su gradazioni di colori, ma “macchie” chiare e “macchie” più scure a creare lo spazio del soggetto.

Ma Signorini non rimase solo nell’ambito della Toscana. Nel 1856 effettuò un viaggio studio a Venezia, poi visito altre regioni italiane come l’Emilia Romagna, la Lombardia ed il Piemonte. Nel suo libero peregrinare per l’Italia, Telemaco Signorini si trovò coinvolto nello spirito della creazione della nuova Italia, entrando nel 1859 a far parte del corpo dei garibaldini.

Al suo ritorno a Firenze, ormai un pittore maturo e in pieno stile macchiaiolo, non trovò però un caldo benvenuto. Nonostante il desiderio di innovazioni, l’ambito artistico rimaneva intrappolato nei vecchi schemi rappresentativi e stilistici. Le opere di Signorini furono rifiutate dall’Accademia delle Belle Arti di Firenze a causa della “troppa violenza di chiaroscuro”. Anche la stampa lo prese di mira definendolo “macchiajuolo” come senso denigrativo.

Gli anni Sessanta dell’Ottocento, furono il periodo della matura consapevolezza da parte di Signorini delle sue capacità artistiche e del suo stile macchiaiolo. Fu in questo decennio infatti che visitò Parigi con Cabianca e Banti e strise amicizia con altri pittori come Corot e Trovon. Poi insieme ad altri macchaioli fondò la Scuola di Piagentina, dal nome della località dove tutti erano soliti dipingere all’aperto.

Nei decenni successivi, Signorini stabilì contatti internazionali con altri artisti. In particolare a Parigi con i principali esponenti della nuova pittura impressionista che stava via via prendendo piede. Le influenze impressioniste si fusero perfettamente con le tecniche macchiaiole andando ad evolvere ulteriormente il suo stile artistico.

Morì infine a Firenze il 10 febbraio 1901