Uno dei più grandi ritrovamenti archeologici del XX secolo fu l’Esercito di Terracotta. Scoperto nel marzo del 1974, questo immenso esercito di statue di guerrieri realizzato in terracotta, fu realizzato nel 215 a.C. in onore di Qin Shi Huang Di, Primo Imperatore della Cina. A questo leggendario personaggio si deve l’unificazione di tutti i regni combattenti dell’est asiatico originando quella che sarà la nazione cinese.

L’esercito di terracotta consiste in circa 7000 statue, raffiguranti guerrieri, cavalli e carri. Di questo totale stimato solo 2000 sono quelle attualmente portate alla luce dagli scavi archeologici, riesumate e restaurate. Oltre che guerrieri in assetto di devozione al loro imperatori, a comporre l’esercito sono stati ritrovati anche 600 i cavalli in terracotta e oltre 100 i carri in legno.

Ma la caratteristica eccezionale di questo ritrovamento è che non esistono due statue uguali. Ogni guerriero ha un proprio volto, i propri indumenti, una propria capigliatura. Altro fattore di grande importanza storica è stato la grande quantità di armi in bronzo in dotazione alle statue di terracotta. Sono state rinvenute infatti ben 41000 punte di freccia, insieme ad una grande quantità di spade, inneschi per balestre, armi di cui si conosceva l’esistenza solo dalle fonti letterarie e numerosi altri oggetti.
Oltre che una grande validità artistica, la scoperta dell’Esercito di Terracotta ha permesso di scrivere e correggere molti capitoli riguardo la storia antica della Cina. Gli abiti, le acconciature, le armi e moltissime altre informazioni che trapelano da questa immensa opera ci permettono di definire gli aspetti culturali dell’epoca e di poter ricostruire la vita di Qin Shi Huang Di.

Grazie ad uno studio approfondito sui manufatti e sulle statue di terracotta, i ricercatori hanno identificato almeno 85 diversi maestri artigiani impegnati in tale opera. Questo grazie alle diverse metodologie di lavoro. Con questi studi si è potuto risalire anche alle pratiche di metallurgia, scoprendo quanto fossero avanzate già a quell’epoca. Tecniche perdute nella storia e riattuate soltanto dagli inizi del Novecento.

Per quanto riguarda le vicende storiche del primo imperatore della Cina, lo studio approfondito dell’esercito di terracotta e del sito archeologico ha inoltre consentito di poter verificare la validità delle fonti letterarie esistenti, alle quali si è sempre fatto riferimento per ricostruire le vicende storiche di Qin Shi Huang Di. Tra queste opere letterarie di particolare importanza vi è lo Shin Ji. Questo scritto risale al II secolo a.C per opera di Sima Qian, lo storico responsabile dell’archivio durante la dinastia Han. In esso vengono riportate notizie sia sul Primo Imperatore che sulla storia antica del paese. Inoltre l’autore ha descritto minuziosamente anche la sepoltura del Sovrano, che le ricerche archeologiche hanno in parte confermato.

Comunque c’è ancora molto altro da scoprire, anche se gli scavi ultimamente procedono con estrema cautela. Dopo l’entusiasmo iniziale, infatti, si è capito che dopo il dissotterramento, la conservazione dei reperti era in serio pericolo. Infatti dopo oltre duemila anni di sepoltura, i reperti a contatto con l’aria, cominciavano a deteriorarsi velocemente. Quindi dopo un decennio di attività frenetica e continua, si decise di interrompere gli scavi. Comunque, nonostante la chiusura del sito, l’Esercito di Terracotta è stato dichiarato patrimonio dell’umanità UNESCO nel 1987.

Per chiunque sia interessato a vedere di persona l’Esercito di Terracotta, potrà ammirarlo poco lontanto dalla città di Xi’an in Cino, nell’area originaria del sito archeologico, insieme alla tomba del Primo Imperatore Qin Shi Huang Di. Comunque il governo cinese, consapevole dell’importanza della scoperta archeologica, ha deciso di realizzare delle riproduzioni certificate e riconosciute dalla sovrintendenza, che attualmente vengono esposte in tutto il mondo in eventi espositivi allo scopo di diffondere la loro conoscenza e far apprezzare le statue di terracotta da vicino a tutti i visitatori.