L’Alhambra sorge in un altura nel mezzo dell’antica città di Granada in Andalusia. Questo meraviglioso complesso, eredità sublime di una spagna moresca che oggi non esiste più, ha resistito fino ai giorni nostri sopportando saccheggi e rovine nel corso dei secoli, tra cui un tentativo delle truppe napoleoniche di farlo esplodere. Oggi, grazie a varie restaurazioni, l’Alhambra è tornata agli splendori di un tempo, creando un uso sapiente dello spazio e degli ambienti tra giochi di luci, acqua e decorazioni arabesche di livelli incredibili.
La storia dell’Alhambra
Con la conquista di Granada da parte dei Mori, i diversi califfi che la governarono cercarono di aggiungere magnificenza al loro governo, cercando di arricchire la loro residenza. Quindi Ismail I, seguito poi da Yusuf I e Muhammad I, califfi di Granada, richiesero la costruzione di un complesso residenziale che fosse all’altezza del loro nome. Le loro richieste ai costruttori e architetti mori dell’epoca, furono quelle di realizzare una residenza che rappresentasse al meglio l’idea di un paradiso terrestre.

Nel 1492 Granada fu conquistata dai re cattolici spagnoli, e passando definitivamente sotto il dominio spagnolo, l’Alhambra passò ad essere uno dei palazzo reale dei re di Spagna. Questa decisione comunque salvò il complesso dalla sua distruzione, cosa che invece avvenne per molti altri monumenti islamici presenti nella regione.

Alhambra tra acqua, giardini e decorazioni moresche
Ed ecco quindi che per tutto il complesso, l’acqua (elemento per gli arabi preziosissimo), la luce e le splendide decorazioni sono i protagonisti assoluti. Numerosissimi edifici ricchi di sale vengono sempre intervallati da spazi più o meno ristretti destinati a giardini ornamentale, in cui il verde della decorazione, il blu del cielo aperto e i riflessi dell’acqua rendono l’atmosfera per chi li visita di un equilibrio armonico, quasi spirituale.

La struttura dell’Alhambra in realtà fu realizzata con materiale di poco costo e modesto pure per i canoni dell’epoca: legno, stucco e piastrelle decorate a mano. Non viene infatti fatto uso di marmi o pietre particolari, ma comunque gli edifici della struttura vengono arricchiti dalla sapienza e dall’esperienza degli artigiani moreschi dell’epoca che erano in grado di realizzare decorazioni oggi molto difficili da realizzare. Quindi la ricchezza di questo monumento sta nella tecnica artistica e non nella qualità dei materiali.

Tra i vari ambienti l’acqua e il verde delle piante diventano delle splendide decorazioni. Si scelgono gli aranci come piante ornamentali, dato che rimangono sempre verdi e sono per la maggior parte dell’anno ricche di frutti dal vivace colore arancione. Altre piante utilizzate sono da siepe che potate, potevano assumere forme geometriche artistiche e altamente decorative. L’acqua da conto suo viene sfruttata per creare specchi d’acqua, in grado di riflettere il verde dei giardini e il celeste del cielo rendendo ulteriormente luminosi gli ambienti interni. Inoltre spesso l’acqua ha un effetto anche sonoro, grazie a delle piccole fontane che con il loro scrosciare creano un suono “meditativo”.

Le costruzioni del complesso
Alhambra è un grosso complesso composto da diversi edifici. Dopo essere entrati nel complesso ci si trova immediatamente nel cuore della struttura, un enorme ambiente aperto accentrato su di un ampio specchio d’acqua e dei ornatissimi porticati: il Patio de Arrayanes. Questo spazio luminosissimo, è circondato da siepi di mirto e le ampie arcate permettono di portare luce e colori alle numerose sale circostanti.

Nella parte più alta del complesso vi è il Palacio del Partal è un padiglione circondato da uno splendido colonnato e dominato al lato da una torre. Questa struttura in realtà è tutto quello che rimane di un edificio molto più esteso che rappresentava il cuore dell’Alhambra iniziale e quindi è la parte più antica della struttura.

Poi scendendo vi è La Sala de las Dos Hermanas, con una splendida cupola ad alveare, una delle massime espressioni della architettura islamico-spagnola. Poi attraversando alcuni ambiente si raggiunge un ampio spazio aperto, circondato da numerosi porticati con colonne singole e doppie: il Patio del los Leones, chiamato così per via delle 12 statue a forma di leone che sorreggono la fontana centrale. Costruito da Maometto V, il patio è costituito da numerose arcate sostenute da 124 colonne di marmo.

Attraversando il Patio del Los Leones si raggiunge la Sala de Los Abencerrajes. Questo edificio è probabilmente la massima espressione artistica di tutta la struttura. Questa sala prende il nome da una famiglia nobile rivale di Boabdil, il ventiduesimo sultano della dinastía dei Nasridi. La leggenda vuole che il sultano invitò ad un banchetto la famiglia rivale proprio in questa sala e qui fece uccidere tutti i componenti durante l’evento.

Attraversando di nuovo il Patio de Arrayanes per raggiungere la parte meridionale della struttura, si raggiunge un complesso di edifici, chiamata il Patio del Mexuar, dove risiedeva la camera del consiglio. Completata nel 1365, il sultano fece costruire questa ornatissima stanza per dare udienza ad ospiti importanti e per ascoltare le varie richieste dei sudditi.
