A Montale, un piccolo centro abitato nei pressi di Modena vi è la ricostruzione di una Terramara, un villaggio fortificato risalente all’età del bronzo e caratteristico di una civiltà che popolava la Pianura Padana prima dell’avvento dei Celti. Un piccolo pezzo di storia poco considerato che solo oggi viene rivalutato. Scavi archeologici hanno infatti accertato che proprio nel centro storico di Montale, proprio dove sorge la chiesa di San Michele Arcangelo vi era una Terramara.

Le Terramare
Il nome “terramare” non ha niente a che vedere con particolari toponimie o riferimenti ad antichi scritti o popolazioni; era solo il nome utilizzato nell’Ottocento per indicare cave di terriccio organico scavate in corrispondenza di alcune “strane collinette” che sorgevano qua e là nella pianura padana. Cosa particolare, era che nessuno si chiese mai la natura di queste collinette che non avevano certamente un’origine naturale, e ancora di più quando si ritrovavano dei reperti insieme al terreno dissotterrato.

Quindi per tutto l’Ottocento, questi reperti furono erroneamente attribuiti a resti di necropoli o centri abitati risalenti al periodo celtico o romano. Solo dopo l’Unità d’Italia, alcuni archeologi cominciarono a supporre un’origine antecedente e ad attribuire queste collinette come resti di villaggi dell’età del bronzo, collinette chiamate appunto, Terramare. Fu da allora che il termine terramare fu utilizzato dagli archeologi per indicare questi particolari centri abitati e alla civiltà che li ha costruiti.

Tra questi archeologi c’è da segnalare in particolare Gaetano Chierici, che fu il primo ad ipotizzare che queste terramare non fossero altro che villaggi di forma quadrangolare, circondati da un terrapieno. Intorno ad esso si trovava poi un fossato alimentato da un vicino corso d’acqua che fungeva da ulteriore sistema di protezione. Le abitazioni all’interno dovevano essere realizzate su un impalcato ligneo, costruite su piattaforme rialzate sostenute da palificazioni (impalcati aerei).

Purtroppo queste intuizioni corrette furono poi successivamente ampiamente criticate nella prima metà del XX secolo, tanto da far dimenticare l’importanza archeologica delle terramare dalla comunità scientifica. Solo in questo ultimo ventennio gli archeologi, grazie a numerosi scavi, hanno potuto accertare che le intuizioni di Gaetano Chierici e di altri archeologi dell’epoca, erano perfettamente esatte, risvegliando inoltre l’interesse pubblico a tale scoperta.

Quindi, oggi possiamo affermare con certezza, che le terramare erano dei villaggi fortificati risalenti all’età del bronzo media e recente (ca.1650- 1170 a.C). Tutte le terramare erano caratterizzate dal fatto di essere circondate da delle opere difensive. La complessità di tali opere dipendeva molto dal periodo di costruzione. Come nel caso della Terramara di Montale, la cinta difensiva era costituita da un riporto di terra sormontato da una palizzata di legno, ma con alcuni punti rafforzati da gabbioni di legno riempiti con del terreno di risulta dello scavo del fossato.

All’interno, le abitazioni erano disposte una accanto all’altra seguendo un sistema ortogonale, fino a formare dei centri abitati che da 1 – 2 ettari nelle fasi più antiche, raggiunsero dimensioni di 20 ettari nelle fasi più avanzate. La presenza delle terramare è molto diffusa in tutta la pianura padana centrale, in particolare nella zona comprendente la pianura emiliana e le zone di bassa pianura delle provincie di Cremona, Mantova e Verona. Si stima che tale area fosse densamente abitata: il numero complessivo degli abitanti, molto alto per quel tempo, poteva aggirarsi tra 150000 e 200000 abitanti.

Dagli studi recenti sugli scavi effettuati si sono potute ottenere numerose informazioni sulla società delle Terramare. La complessa struttura difensiva ed urbana mostra che la comunità di quel periodo era organizzata secondo un modello partecipativo che coinvolgeva tutti gli abitanti, ma con le prime evidenze di differenziazione sociale. La casta più alta era quella dei guerrieri, da cui venivano poi scelti i capi della comunità. Di una certa importanza erano gli artigiani metallurgici, soprattutto per l’importanza che il bronzo rivestiva per la comunità. Erano infatti gli unici che potevano realizzare armi e ornamenti, ma anche attrezzi per l’agricoltura e la vita quotidiana.

Durante la tarda età del bronzo, le terramare erano ormai distribuite su tutto il territorio, ed alcune di esse si erano accresciute rispetto ad altre tanto da svolgere ruoli dominanti. Stranamente, intorno al 1200 a.C. tutto il mondo delle terramare scomparve nel nulla, non lasciando più traccia. Non si hanno risposte in merito a quali siano state le cause della loro scomparsa. Molto probabilmente è stata una serie di cause, antropiche e naturali, che insieme hanno concorso alla fine del sistema delle Terramare e alla società intorno ad esse strutturata.